Feste patronali
Polpresa, 1916, festa patronale di San Lorenzo.
Polpresa, agosto 1917, festa patronale di San Lorenzo. Portano il mazzolino i Priori e gli Abbà e i componenti della “società”; le Priore tengono in grembo i cestini con le coccarde per gli altri partecipanti alla festa.
Polpresa, 8 agosto 1936,
Tornetti, 15 agosto 1994, festa patronale dell’Assunta.
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Le feste patronali rappresentano un particolare aspetto della religiosità popolare che sopravvive ancora oggi in varie frazioni, nel periodo estivo. In ogni “frassion” o “borgià” (frazione o borgata) vi era una “ciapela” (cappella) che festeggiava due patroni all'anno, l'uno in estate, l'altro in inverno. Venivano eletti due Priori, scelti tra i capofamiglia della comunità, per provvedere alla manutenzione dell'edificio della cappella, all’amministrazione dei beni della cappellania ed alla organizzazione della festa patronale. I Priori erano affiancati da due Priore, scelte tra le ragazze da marito della frazione. Avevano il compito di provvedere alla manutenzione della cappella e degli arredi sacri, alla recita del Rosario per i morti della frazione e per la novena che precede la festa patronale. Viù, festa patronale della Madonna della Neve, 5 agosto 2004. La festa era costituita da vari momenti successivi, con piccole variazioni da luogo a luogo. Il giorno della festa i due Priori andavano a prelevare le Priore a casa di una di esse; le Priore, vestite in costume, appuntavano alla giacca dei Priori “la cocarda do Priorà” (coccarda del Priorato), più tardi sostituita da un mazzolino di gerani. Si scambiavano il bacio della pace sulle guance, poi con la “mùsica” (i suonatori) in testa al corteo si avviavano alla cappella; prima della messa sul sagrato antistante la cappella vi era la benedizione dei “pän dla ciarità”, pani della carità, che erano due, o più, grosse pagnotte decorate, cui era infilata nel mezzo la “rama dla ciarità”, ramo di pino decorato con nastri, fiori di carta e piumetti di montagna. Queste pagnotte venivano tagliate e distribuite a pezzetti durante la Messa, mentre i “ciantel”, piccole pagnottine non lievitate, erano poi distribuite dalle Priore nelle case, dove erano conservate per tutto l’anno. Dopo la Messa, si ballavano le rituali “corente” dei Priori e delle Priore con le “rame dla ciarità”; si pranzava in casa di un Priore, poi, con i suonatori, si andava al ballo nello spiazzo antistante la cappella.
Polpresa, 1998, festa patronale di San Lorenzo. Al pomeriggio, il ballo iniziava con “doa corente per Prior e Priòire” (due balli per Priori e Priore), cioè ogni Priore ballava una “corenta” con la propria Priora e poi una con l'altra, con “la rama dla ciarità” in mano. Vi erano poi “doa corente per j'Abà” (due balli per gli Abbà): ai Priori nella conduzione del ballo subentravano due giovanotti, di solito il fratello o il fidanzato della Priora. Si ballavano poi “doa corente pla Società” (due balli per la Società). La Società era l’insieme delle persone della frazione che avevano fornito i denari per preparare la festa. Le due Priore ballavano in questo caso tra di loro al centro mentre i Priori, gli Abbà e i componenti della Società facevano girotondo all'intorno. Polpresa, 7 agosto 1960, la “corenta dla società”: Vi era poi “na corenta pli magnà” (un ballo per i bambini) e infine il conduttore della festa gridava “Balé chi vò, sauté chi pò!” (balli chi vuole, salti chi può!) e tutti si scatenavano nelle danze. Durante il ballo, le Priore, accompagnate dagli Abbà, giravano tra la folla a “tacà 'l cocarde” (appuntare le coccarde) richiedendone un obolo: il ricavato serviva per pagare i suonatori. A questi balli partecipava moltissima gente, anche famiglie intere, che arrivavano a piedi da tutta la valle. Alla sera, dopo la benedizione, sparavano “ël fosëtte e li mortaròt” (razzi e mortaretti) poi aprivano il ballo con lo stesso cerimoniale del pomeriggio e continuavano a ballare fino a notte inoltrata. |